Pubblicato in: L'Arte parla di sè, Libri

Schiava di Picasso

Sono ancora nel vortice Picasso. Lo ammetto. Credo sia impossibile uscirne. Una volta che entri in contatto con lui e la sua arte vieni completamente rapito dalla sua complessità, di uomo e d’artista. E’ un gioco di seduzione che ti introduce in un ritmo incalzante fatto d’amore, odio, passione, curiosità, disprezzo, rabbia. Come in una danza lui ti guida. Il punto è, fino a dove arrivare? Fino a che punto lasciarsi travolgere.

Oggi si direbbe…Smetto quando voglio. Ma con Picasso non è possibile. Dora disse di lui: «Solo io so quello che lui è …è uno strumento di morte …non è un uomo, è una malattia».

Questa settimana ho terminato la lettura di un romanzo che narra la “storia d’amore” (difficile definirla tale)…tra Picasso e Dora Maar.

schiava di picasso

Schiava di Picasso” di  Osvaldo Guerrieri edito da Neri Pozza

Lei ha 29 anni. Lui 54. Lei è una fotografa, alterna la fotografia sperimentale a quella commerciale. Lui è Pablo Picasso.

Dora realizza foto di nudi, pubblicità e moda. Esegue ritratti, fotomontaggi e molte fotografie di gente della strada. Dora osserva il mondo e la sua vita quotidiana, sbircia nelle vite degli altri, crea mondi, illusioni ed entra a far parte del gruppo surrealista.

Nel 1937 si incontrano per la prima volta in un bar di Parigi. Lo ama. Follemente. Perde la testa. Lo segue. Lo insegue. Lei diventa OGGETTO della sua arte. Lui SOGGETTO delle sue fotografie. E’ grazie a Dora che oggi possiamo ammirare il genio all’opera mentre realizza il suo dipinto più famoso, Guernica. Dora è li con lui. Lo rende protagonista delle sue fotografie, della sua vita. Crea per lui un diario fotografico celebre e unico. Lui lo sa che Dora è una grande fotografa. Per la prima volta nella sua vita sceglie una donna alla sua altezza, dal punto di vista intellettuale. Era molto bella, altera, di un’intelligenza acuta e soprattutto indipendente. Picasso rimase affascinato da Dora quando la vide per la prima volta. E’ consapevole di avere al suo fianco una donna diversa da tutte le altre. Dora è un’artista. Ma nella loro relazione lei non può emergere. La convince ad abbandonare la fotografia e di provare la strada della pittura. Che mossa da maestro. Ancora una volta è lui che decide. In modo subdolo la allontana dalla sua arte per intrappolarla in un mondo che non le appartiene, ma che ovviamente appartiene a Picasso.

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Lui la critica. “Tanti segni per non dire niente”. Questo il suo giudizio. La umilia. La distrugge. Lei cerca di resistere ma la sua forza si spegne. Inghiottita dalla depressione mentre lui incontra una nuova e giovane amante. Il copione è sempre lo stesso. Abbanmdona le sue donne come carta straccia. Le sostituisce con nuovi volti, nuove tele, nuove opere.

Dora viene ricoverata in un ospedale prsichiatrico. Viene curata con l’elettroshock, poi la psicoanalisi. Dovranno passare due anni prima che possa ritrovare l’equilibrio e la forza di ricominciare la sua vita. “Tutti pensavano che mi sarei uccisa dopo il suo abbandono, anche Picasso se lo aspettava. Il motivo principale per non farlo è privarlo di questa soddisfazione”.

All’età di 70 anni riprende la fotografia, il suo vero amore.

Fino alla fine dei suoi giorni Dora si tiene lontana dalla vita di società, sia per vanità, che per un desiderio di reclusione. Più tardi dirà nei lunghi anni trascorsi in totale solitudine, da autoreclusa dirà: “Non sono stata l’amante di Picasso. Era solo il mio padrone»

L’osteoporosi l’aveva incurvata e rimpicciolita, e lei che tanta importanza aveva dato il suo aspetto, non voleva che i suoi amici la vedessero in quello stato. Dora muore sola, in grandi ristrettezze, nel 1997. Nel ricovero in cui è ospitata nessuno sa chi sia. Non lascia eredi ed il suo immenso patrimonio di inestimabile valore viene messo all’asta.

Pubblicato in: Libri

Modigliani. L’ultimo Romantico

Ultimamente mi piace giocare con voi sulla scelta del libro da leggere. Un piccolo sondaggio per conoscere le vostre curiosità e i vostri interessi rispetto all’arte e agli artisti. E’ interessante scoprire quando siamo sulla stessa lunghezza d’onda e quando invece le nostre scelte sono distanti.

I due libri che vi ho proposto sono molto diversi tra loro. Da una parte “Schiava di Picasso” di Osvaldo Guerrieri e dall’altra “Modigliani. L’ultimo romantico” di Corrado Augias.

Ho cercato nelle vostre risposte il coraggio per scegliere un artista a me sconosciuto come Amedeo Modigliani. Avevo bisogno in qualche modo del vostro consenso. L’ho sempre ammirato da lontano. Senza mai approfondire pienamente la sua arte ma soprattutto la sua vita. Ho sperato che anche voi foste dalla mia parte, invece il 60% del pubblico votante ha scelto ancora lui, Picasso.

Nonostante questa vostra presa di posizione ho voluto seguire il mio istinto. Consapevole che la lettura di Guerrieri sarà indubbiamente più accattivante e scorrevole ho sfidato un pò me stessa e ho intrapreso la via di Modigliani, ma soprattutto di Augias.

A differenza di Modì, conosco Augias. Ho letto diversi libri suoi. Dei pipponi atomici. Estremamente interessanti e talvolta anche illuminanti devo dire. “Sai quello che ti aspetta” mi sono detta. Un respiro profondo e via. Ebbene quel vecchio volpone non si è smentito nemmeno questa volta.

Sono circa a metà volume e ho capito ormai i passi di danza previsti per arrivare fino alla fine. Augias ama intervallare la biografia di Amedeo con infiniti dettagli su personaggi a lui vicini e contesti storici che nemmeno chi li ha vissuti in prima persona saprebbe raccontarli con tale dovizia di particolari.

Confesso che ogni tanto perdo il filo e quando ricompare il nome di Modigliani ritorno sul pezzo e capisco che sto ancora leggendo il volume a lui dedicato. A parte questi intervalli, un tantino prolissi per i miei gusti, quando i versi sono interamente dedicati a Modì pare quasi di vederlo camminare per le vie di Parigi, con quel suo atteggiamento tanto affascinante quanto maledetto che lo accompagnerà per il resto della sua breve vita.

Morirà infatti a soli 35 anni.

Queste continue parentesi dell’autore però mi riportano continuamente a personaggi conosciuti e approfonditi nelle recenti letture che vi ho consigliato (vedi sezione libri del blog). Ho ritrovato il pittore Utrillo e il suo ambiguo rapporto con la madre, anch’essa pittrice (una delle protagoniste del libro “Quando anche le donne si misero a dipingere) e poi ancora una volta l’onnipresente Picasso che all’epoca in cui Modigliani viveva a Parigi, frequentava Fernande Olivier, una delle sue storiche amanti (Le amanti di Picasso).

Insomma leggere Augias non è un’mpresa semplice. Ci vuole coraggio. Ma se il fine è conoscere un uomo come Modigliani, ne vale sicuramente la pena.